Welchman Hall Gully

Un viaggio a Barbados

Sapevamo che non avremmo trovato un’isola lussureggiante. I colonizzatori britannici avevano estirpato la vegetazione originaria già tre secoli fa, ricoprendo il territorio di canna da zucchero. Campi di canna a perdita d’occhio, in cui si nasceva schiavi e da schiavi si moriva. Un mare verde di canna mossa dal vento che ancora oggi, sia pure su scala ridotta, fascia i due lati della strada.

Ficus citrifolia Barbados

Ficus citrifolia – Barbados | Foto di P.L. Paolini

Poche le specie vegetali autoctone che riuscirono a sopravvivere all’invasione dello zucchero. Gli unici grandi alberi rimasti a Barbados sembrerebbero proprio quei giganteschi Ficus citrifolia, dalle lunghe radici aeree simili a barbe, che i primi navigatori portoghesi sbarcati sull’isola chiamarono appunto los barbados.

Welchman Hall Gully Barbados

Welchman Hall Gully – Barbados | Foto di P.L. Paolini

Eppure le piante native e naturalizzate non sono scomparse del tutto, basta cercarle negli unici luoghi dove i piantatori non si spinsero mai, in fondo agli stretti avvallamenti carsici localmente chiamati gully. Appena entrati nel Welchman Hall Gully ci avvolge una tranquillità ovattata; la frescura del posto è un gran toccasana per il fisico messo a dura prova dall’afa tropicale e invita a fermarsi ed osservare la fitta vegetazione. Ecco come doveva apparire Barbados qualche secolo fa. Anche questo sito, come molti altri, è gestito con grande cura ed attenzione dal Barbados National Trust.

 

freccia rossa St. Nicholas Abbey

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